Massaggio Miofasciale

Massaggio Miofasciale


è una tecnica di massaggio che lavora in profondità agendo sulla fascia del muscolo e sull'aponeurosi strutturale, ovvero sul tessuto connettivale resistente, che riveste i ventri muscolari, li unisce l'un l'altro e ne permette il reciproco scorrimento.


È un massaggio lento e ritmato, localizzato alla zona interessata, l'operatore muove con le dita i piani sottostanti la cute, agganciandoli e spostandoli trasversalmente alla linea del tessuto interessato.


Il massaggio Miofasciale viene utilizzato sia a scopo preventivo, sia per il trattamento delle rigidità e delle contratture della muscolatura.


Questa tecnica agisce sulla fascia (tessuto connettivale resistente che riveste ed unisce i ventri muscolari) attraverso trazioni e compressioni, effettuate a livello delle zone dolenti e del muscolo nella sua totalità.


Può durare dai 30 secondi ad un paio di minuti sulla singola zona e le principali indicazioni sono in caso di :


I vantaggi del massaggio miofasciale sono rappresentati dalla possibilità di aumentare l’apporto ematico, migliorare il deflusso venoso e linfatico, restituire scorrevolezza ai tessuti e modificare la percezione di rigidità e di dolore


Le ultime ricerche in campo ortopedico, reumatologico, fisiatrico e osteopatico concordano sul fatto che la “Fascia” può causare sintomi come: dolore, perdita di forza e di movimento.


Ci sono due punti distinti che sono fondamentali nella comprensione di questo metodo:



Possono formarsi dei ponti di collagene anomali nel centro di coordinazione a causa di: infiammazioni, aderenze cicatriziali, cattiva postura o traumi che provocano un aumento della densità o uno “scalino” nel connettivo, come una toppa in un vestito.


Molti “CC” sono comuni a quelli di agopuntura o trigger point.


Ad esempio l’appendicitectomia è un evento traumatico e stressante per il tessuto connettivo come tutti gli interventi. Il taglio chirurgico ha provocato delle alterazioni nella consistenza del tessuto connettivo dei muscoli addominali e dei flessori dell’anca.


Ci sono delle strutture chiamate fusi neuromuscolari che misurano la lunghezza del muscolo e trasmettono i dati al sistema nervoso, altre chiamate organi tendinei del golgi che avvisano il midollo spinale quando il muscolo è contratto.

Nel corpo umano, per ogni muscolo ci sono 3 strati di tessuto connettivo che interagiscono per effettuare dei movimenti complessi, facendo convergere la tensione dei muscoli in un solo punto (CC). Il sistema nervoso si accorge che il centro di coordinazione si mette in tensione e invia ai muscoli l’impulso di contrarsi, quindi inizia la trazione sull'osso che causa il movimento.


Nel caso in cui il tessuto connettivo è più denso in questo punto, non si riesce a trasmettere la tensione ai fusi neuromuscolari, i quali non si attivano e quindi non possono ordinare la contrazione di tutti i muscoli necessari per quel movimento.

Di conseguenza, la trazione muscolare sull'articolazione origina solo da alcuni muscoli, ma non da tutti.

Le strutture che compongono l’articolazione sono tirate in maniera anomala perché si contrae solo una parte delle fibre muscolari.

La struttura articolare riceve degli impulsi anormali e reagisce producendo dolore.

L’azione parziale dei muscoli e del connettivo provoca perdita di forza, di movimento e di coordinazione. È possibile che il dolore si senta nel muscolo antagonista, per esempio una rugosità nel tricipite del braccio (zona posteriore) potrebbe causare dolore nell'area anteriore della spalla e impedire l’elevazione del braccio in avanti.



Modalità di esecuzione :


Il terapista fasciale deve capire tutti i disturbi presenti e passati in ogni area del corpo.


La seconda parte della valutazione comprende tutti i test di movimento dell’articolazione dolorosa, delle articolazioni vicine e di quelle che possono aver causato il dolore.


Successivamente si preme sui punti che bisogna controllare in base alle indicazioni dell’esame muscolare, alla ricerca di rugosità ed irradiazione del dolore.


L’irradiazione non è obbligatoria, ma spesso quando si tratta un CC legato al disturbo, si avverte una “scossa” verso un altra zona del corpo, se questa è la zona che fa male di solito, si inizia il trattamento da quel CC.


Il trattamento consiste nello scivolamento longitudinale o trasversale dei pollici, della nocca o del gomito sul punto che dovrebbe essere responsabile del dolore.


La manipolazione provoca attrito e calore che va a sciogliere i ponti di collagene anomali. Subito dopo, si chiede al paziente la ripetizione dei test motori dolorosi per capire se ci sono differenze.


Generalmente, il miglioramento è immediato, in rari casi il soggetto sta meglio solo nei giorni successivi. Può capitare che il paziente stia bene per alcuni giorni, poi ritorni a sentire il dolore precedente, è un buon segno, significa solo che la causa del dolore e delle densificazioni è la tensione in altri punti. Nei due giorni successivi al trattamento è possibile che i punti trattati siano dolenti, ma è solo un effetto temporaneo.